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News Serie A

PROGRAMMA ALLENAMENTI SETTIMANALI

PRIMA SQUADRA PRIMAVERA GIOVANISSIME ESORDIENTI ATALANTA
Allenamenti:
lunedì - mercoledì - giovedì (19-21)
Allenamenti:
martedì - giovedì (18 - 20)
Allenamenti:
mercoledì - venerdì (17,30 - 19,30)
Allenamenti:
lunedì - mercoledì (18,30 - 20,00)
Campo comunale via Aldo Moro - Mozzanica Campo comunale via Aldo Moro - Mozzanica Campo comunale via Aldo Moro - Mozzanica  Campo "Valfregia" via per Vaprio 10 - Trezzo sull'Adda
Partite: sabato (orario federale) Partite: domenica (orario federale) Partite: domenica (10,00) Partite: sabato (17,30)
PROGRAMMA ALLENAMENTI

Ritiro 073Il calcio dal lato umano mi ha dato tutto. Mi ha permesso di girare l’Italia e di conoscere tanta gente, tante città, tante culture. Appena diplomata sono andata a vivere da sola a Roma e questo mi ha obbligato ad arrangiarmi e a “svegliarmi” presto. Il calcio fa parte della mia vita, è un modo per stare in mezzo alla gente, per comunicare, per emozionarsi. Le gare le ho sempre vissute tanto, sia da giocatrice che ora da allenatrice. Invidio chi riesce a celare l’emozione e a stare rilassato e impettito. Io non ci riesco proprio, manco se me legano, manco se me fanno una flebo di camomilla.

Questo è in sintesi il “Nazzi pensiero”. Siamo alle porte della nuova stagione. Il Mozzanica si presenta ai nastri di partenza con ambizioni precise, con una squadra rinforzata e con un nuovo tecnico: Nazzarena Grilli. Proprio da lei, l’Oracolo di Città di Castello, inizia la serie di interviste che ci accompagneranno per tutto il campionato, volte a far conoscere meglio, ai nostri tifosi, chi sono le protagoniste della squadra biancoceleste. Dell’allenatrice Grilli conosciamo tutto o quasi. L’abbiamo ammirata come avversaria e oggi la sosteniamo col nostro tifo. Poco invece si sa della sua vita prima di sedersi sulla panchina. Chi era la calciatrice Nazzarena Grilli, com’era il calcio femminile degli anni settanta e ottanta?

Siamo state le pioniere del calcio. Devo dire che allora come oggi c’erano società più organizzate ed altre che tirano avanti tra enormi difficoltà, da questo punto di vista è cambiato davvero poco. Ricordo alcune trasferte in pullman dove per dormire usavamo i materassini da spiaggia. Purtroppo questa cosa mi fa un po’ rabbia, vedere che questo aspetto non è cambiato molto, anzi forse in alcune cose siamo anche peggiorati. La cosa che è cambiata di più invece è la struttura fisica dell’atleta. Oggi le calciatrici sono più atlete rispetto ai miei tempi. Fanno più palestra, sono più allenate fisicamente. Tecnicamente invece ci sono stati dei passi indietro. L’Italia di allora era la nazionale più forte e andava a giocare a Città del Messico la finale dei mondiali davanti a 80.000 persone. Giocatrici come Golin, Furlotti, Terrabuzzi, Mariotti, Marsiletti la stessa Vignotto, erano tutte calciatrici con una tecnica individuale davvero straordinaria, francamente non so se oggi nella nostra nazionale ci siano giocatrici di egual bravura.

Eppure correggimi se sbaglio, ma una volta quanto a stazza fisica non c’erano differenze tra Italia e Germania per esempio, mentre oggi quando vedi una nazionale del nord schierata a centrocampo vicino alle nostre c’è un’enorme divario, almeno come altezza.

E’ vero eravamo tutte alte, ma secondo me è un discorso non legato a come ci si allenava. E’ un discorso più complesso, forse riguarda l’alimentazione, non te lo so Preparazione 060spiegare. Pensa agli anni novanta quando tutti i ragazzini erano altissimi, mentre oggi molto meno. E’ un fatto generazionale sicuramente. Certo noi eravamo più fisicate, più alte, ma più macchinose e lente rispetto alle giocatrici di oggi. Dal punto di vista atletico oggi le ragazze fanno più palestra, ci sono preparatori atletici molto bravi. La prima ad aver capito che per crescere bisognava diventare più atlete è stata Carolina Morace. Lei ha iniziato subito a lavorare con preparatori atletici e a far palestra e questo le ha permesso di diventare quello che è diventata. Tecnicamente Morace non era eccelsa come poteva essere una Betty Vignotto, ma aveva un’esplosività fisica unica. Lei sul pallone ci arrivava sempre prima delle altre. Era un’atleta vera e questo ha cercato poi di trasmetterlo alle ragazze nelle squadre dove poi è andata.

Oggi esistono ancora famiglie che non vedono di buon occhio la figlia che vuole giocare a calcio. Non oso pensare come fosse negli anni settanta. La tua famiglia come ha reagito alla tua passione per il pallone?

Da questo punto di vista ho avuto la fortuna di avere due genitori molto aperti. Papà voleva che mio fratello giocasse a calcio, ma a lui non gliene fregava niente del pallone ed era l’unico maschio in mezzo a tre sorelle. Inoltre noi vivevamo a fianco del campo di calcio dell’oratorio e quindi  ho iniziato a giocare quasi per forza, senza divieto alcuno e senza mai nessun pregiudizio da parti dei ragazzi con cui giocavo, anzi  tutti facevano a gara per avermi in squadra. All’epoca non sapevo neppure che esistessero squadre di calcio femminile. Poi avvenne che mio padre alla radio sentì parlare di una società femminile, la Valigi Perugia, e là mi portò a fare un provino che avevo quattordici anni. La domenica dopo ero già in campo in serie A. Da lì è iniziato tutto e da lì poi ho girato tutta l’Italia.

Chi è stata la giocatrice più forte con la quale hai giocato?

Susy Augustensen senza alcun dubbio. Era un’attaccante danese con la quale ho giocato nella Lazio dello scudetto e nel Cagliari quando eravamo entrambe a fine carriera. Era strepitosa, è stata otto volte capocannoniere del campionato. Ricordo tante calciatrici forti, ma Susy era spaziale.

E la più rognosa delle avversarie che ti sei trovata davanti?

La Rita Lanfranchi, che tra l’altro è di queste zone. Era un segugio, molto forte fisicamente, ti si attaccava addosso e non ti mollava mai. L’ho sempre sofferta ogni volta che me la sono ritrovata di fronte. Una belva.

Nazzarena GrilliIn quale ruolo giocava Nazzarena Grilli?

Ho giocato mezz’ala destra soprattutto, ma di ruoli ne ho fatti tanti. Nella Valigi Perugia ero centravanti e poi sono stata spostata sulla fascia. Nella Lazio ho fatto la centrocampista e nella parte conclusiva della mia carriera il difensore centrale, come accade per molti centrocampisti. E devo dire comunque che in quel ruolo ho vinto il mio ultimo scudetto a 33 anni, anche questa una gran bella soddisfazione.

Qual è il ricordo indelebile che per primo riaffiora, quando si parla della tua carriera di calciatrice?

Gli scudetti senza dubbio, sono soddisfazioni indimenticabili, ma il ricordo più bello in assoluto credo sia stato il Mundialito a Tokyo del 1981 davanti a 50.000 persone. Si giocava la finale. In tribuna centrale a nostra insaputa c’erano l’orchestra e i coristi del teatro “La Scala” di Milano.  Al fischio finale, per celebrare la nostra vittoria, si sono tutti alzati e ci hanno cantato il “Nabucco” di Verdi. Noi eravamo già emozionatissime e vedere quello spettacolo è stata l’apoteosi conclusiva. Un’emozione indescrivibile.

Tra tutte le ragazze che hai avuto, ce n’è una che ricorda la calciatrice Nazzarena Grilli?

Forse Marcella Gozzi per il temperamento e il gran bagaglio di quantità e qualità. Caratterialmente siamo molto diverse, ma nella sua determinazione mi ci sono rivista parecchie volte. Io ero quel tipo di calciatrice, lei è sicuramente quella che più mi assomiglia, tra tutte quelle che ho allenato.

Perché hai smesso così presto?

Ho fatto l’ultimo anno a Cagliari a 34 anni, dopodiché ho dovuto dire basta a causa di un problema al ginocchio. All’inizio sembrava menisco, poi invece mi hanno trovato delle “cisti di Baker” e questo mi ha costretto a tre mesi con le stampelle e nel frattempo mi si era usurata la cartilagine. E’ stata una decisione molto dolorosa, ma continuare rischiava di compromettermi seriamente l’arto. Fortunatamente ho trovato nel mestiere dell’allenatore la possibilità di restare legata al mondo del calcio.

Degli allenatori che hai avuto chi ti ha lasciato il miglior ricordo?Nazzarena Grilli al Milan 82 1988

Sicuramente Guenza è stato quello che mi ha trasmesso di più dal punto di vista caratteriale. Era una persona molto tosta, a volte quasi ci spaventava, ma è stato lui a forgiarmi il carattere. Veniva dalla primavera della Lazio dove avevano giocato gente come Giordano o Manfredonia, quindi non certo uno sprovveduto per intenderci. L’ho avuto alla Lazio e sempre con le capitoline mi ha allenato anche Ferruccio Mazzola che invece è quello che mi ha dato di più a livello tattico e tecnico. All’epoca si diceva che lui fosse molto più forte del suo famoso fratello Sandro, ma che non aveva avuto la stessa carriera fortunata a causa di un estro un po’ particolare. Il terzo che ricordo particolarmente è stato Nicoli, anche lui un ex giocatore dell’Inter che ho avuto al Milan Salvarani. Una gran bella persona della quale ammiravo il suo modo di essere allenatore, di interagire col  gruppo. Questi senza dubbio sono stati i tre più importanti. Non so quanto io possa essermi ispirata a loro, di sicuro mi hanno insegnato che una dote essenziale di un allenatore è la credibilità. Con quella riesci a trasmettere il tuo pensiero alle giocatrici e a farle pensare anche in modo diverso a come avevano sempre fatto.

Quest’ultima frase di Nazzarena mi ricorda un episodio al quale ho assistito di recente. Il mister chiama le ragazze a rapporto prima della seduta di allenamento. Lei sta parlando e tutti gli occhi le sono puntati addosso. Se cadesse un foglio di carta sull’erba se ne sentirebbe l’eco. Credibilità vuol dire questo. E se il buon giorno si vede dal mattino…..

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