A tu per tu con SILVIA PIVA | ||||
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Chi di noi anzianotti nel sentire il nome Sissi, non lo collega immediatamente all’affascinante Romy Schneider, l’attrice che negli anni 50 fece conoscere, anche ai meno acculturati, la vita e il personaggio dell’Imperatrice Elisabetta di Baviera, moglie di Francesco Giuseppe, sovrano dell’impero Austroungarico. Non tutti sanno però che anche nella più modesta Mozzanica c’è un Imperatrice Sissi, il cui trono non è in un castello sfarzoso, ma dentro ad un rettangolo verde. Non impugna uno scettro, ma è l’indiscussa padrona della zona di campo di sua competenza, dove chiunque ne entra è costretto a piegarsi alla sua grandezza. La sovrana di cui stiamo parlando è Silvia Piva, ovvero Sissi l’Imperatrice di Mozzanica. Come inizia la favola di Sissi e della sua passione per il pallone? La passione c’è da sempre. A due anni già il pallone era il mio giocattolo preferito, le bambole non le guardavo neppure. Quand’ero piccola mio padre allenava le giovanili del Cormano, la squadra del mio paese ed in seguito ha allenato squadre del CSI. Inoltre ho un fratello gemello, che sin dai primi calci è stato mio compagno di squadra, prima alla scuola calcio (avevamo cinque anni) e poi nella “Linea Verde”, la squadra a sette dell’oratorio. In pratica è sempre stato il mio primo compagno di giochi. Nella squadra dell’oratorio sono rimasta fino a 12 anni, quando cioè il regolamento consente di giocare con i maschi. Poi sono passata al Formativo Milan di Bresso, dove ho giocato nell’Under 20 e poi per un anno e mezzo in prima squadra in serie C. In quella categoria ho imparato cosa significa “prenderle e darle”, anche se avevo solo 15 anni. Fui convocata in rappresentativa regionale e lì conobbi alcune ragazze della Riozzese. Il loro presidente mi vide all'opera e mi convinse ad andare a giocare là. Avevo circa 17 anni. La Riozzese disputava la serie B; vincemmo al mio primo anno il campionato e passammo in A2. La stagione seguente da neopromossa perdemmo il titolo all’ultima giornata del campionato e la prima piazza andò al Porto Mantovano. Ma la promozione non si fece attendere e arrivò l’anno seguente. Eravamo un gruppo fantastico che porterò sempre nel cuore, una società a gestione familiare, molto attenta a noi ragazze e che ringrazierò sempre per aver creduto in me quando ero ancora una ragazzina. In quella squadra giocavano anche Tonani, Piccinno, Perini e Sironi che ho poi ritrovato qui. Nella stagione 2009-‘10 andai al Fiammamonza che purtroppo retrocesse e l’estate successiva arrivò la chiamata del Mozzanica. Arrivasti al Mozzanica nella prima stagione in A delle bergamasche e da allora sei qui, con in mezzo una parentesi al Milan… Si, al primo anno ottenemmo un quarto posto che neppure noi ci saremmo mai aspettate, una stagione entusiasmante, dove non avevamo niente da perdere e da tutti siamo state elette la rivelazione del campionato. L’anno seguente però ebbi dei problemi di lavoro e andai al Milan per poter essere più vicina a casa. Ma non andò proprio come mi aspettavo. Fu un anno difficile dove cambiammo quattro allenatori, ma i risultati non arrivarono comunque e la squadra retrocesse a fine stagione. Mi ricontattarono allora i dirigenti del Mozzanica e, forte del fatto che qui mi ero trovata bene, non esitai a tornare. Lo scorso anno fu però una stagione un po’ travagliata dove ho avuto diversi infortuni, l’ultimo dei quali, subito durante la gara col Riviera di Romagna, mi ha costretto a restar fuori per l’ultima parte del campionato. Pertanto all’inizio di questa stagione avevo una voglia matta di riassaporare il campo e sono perciò contenta di tutte le partite che sto giocando. Quest anno è avvenuto anche un cambio della tua posizione in campo. Dal tuo ruolo naturale di mediano, Mister Fracassetti ti ha spostato in difesa sulla fascia destra e con ottimi risultati. Si è stata una soluzione nata per necessità, però devo dire che sta andando bene. Sono contenta, anche se c’è tanto da imparare essendo un ruolo nuovo. In questo senso le mie compagne di reparto mi stanno aiutando tanto. Io cerco di interpretare il ruolo un po’ a modo mio, cerco sempre la giocata pulita per la punta, non farò chilometri sulla fascia, ma quando mi propongo cerco di essere il più incisiva possibile. Per il resto la marcatura stretta sull’uomo non mi è mai mancata neppure prima. Rispetto a fare il mediano sei meno nel vivo del gioco, però mi trovo bene ugualmente. E se poi fai un goal come quello col Napoli…. Beh è stata una cosa d’istinto… non so neppure cosa ci facevo lì al limite dell’area… la voglia di sbloccare il risultato era tanta però e quindi… Quando una ragazza sceglie di diventare calciatrice non sempre mamma e papà sono d’accordo. La tua famiglia come si è comportata e come si comporta? Da questo punto di vista sono fortunata. I miei genitori mi hanno sempre assecondato e sostenuto e così anche mio fratello Alberto, che ogni volta che viene a vederci porta sempre bene e che giocando anche lui come difensore mi sta dando tanti consigli in questo senso. Mia mamma non manca mai, è la mia prima tifosa e mio padre pure, che da buon allenatore osserva sempre le gare con occhio critico, facendomi notare ogni mio errore. Tu hai avuto degli idoli? Dei modelli di riferimento? Sono milanista, ma un giocatore che mi piaceva molto era De Rossi nella Roma di Spalletti. Ne guardavo sempre le partite perché era una squadra che giocava un ottimo calcio. Poi sempre in quel ruolo ti potrei dire Lampard o Gerrard o, negli anni passati, Rijkaard ovvero il centrocampista completo, quello che segna, ma sa anche rientrare e recuperare palloni. Visto che sei milanista, ti suggerisco il nome di un giocatore che ricorda molto il tuo modo di stare in campo: Angelo Colombo. Si il biondo del Milan di Sacchi, lo conosco eccome. Tra le donne invece? La prima che mi viene in mente è una mia ex compagna della Riozzese, sicuramente una delle centrocampiste più forti con le quali abbia mai giocato, cioè Monica Lanzani. Tra le giocatrici in attività Alessia Tuttino, ha un gioco molto pulito ed ordinato, ma è anche una giocatrice molto grintosa, che non molla mai. Dico anche Giulia Nasuti, molto brava tecnicamente e aggiungo Claudia Mauri che meriterebbe più considerazione da parte di chi fa le convocazioni per la nazionale. Tra i difensori sicuramente Viviana Schiavi, una calciatrice di grande personalità ed eleganza. Sei mai stata convocata in nazionale? Solo in under 17 e 19. Ho preso parte ad alcuni raduni e avrei dovuto partecipare ad un Europeo con l’under 19, ma ho rotto i legamenti della caviglia una settimana prima di partire. Tra tutti gli allenatori che hai avuto chi ricordi più volentieri? In realtà tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno dato qualcosa, da quello della scuola calcio al mio attuale allenatore. Lanzani ad esempio era molto bravo nel caricare la squadra, nel motivarla. Fracassetti è molto bravo nel tranquillizzare le giocatrici e togliere quella pressione che si crea prima di ogni partita importante. Al Milan ho avuto Mauro Molina, che per me stravedeva e poi Davide Del Giudice che oltre a considerare un amico è forse quello che mi ha insegnato di più a livello tattico, una persona molto competente che infatti oggi allena la nazionale femminile di Futsal. Alla Fiamma c’era Mister Poma, bravo, ma troppo buono, cosa che ha pagato. Da tutti però ripeto ho avuto qualcosa e spero di aver sempre da imparare. Nel momento che un giocatore si sente arrivato è finito. Ritieni che quello di quest anno sia il miglior Mozzanica, tra quelli in cui hai giocato? Dal punto di vista del gioco sicuramente lo è. Il primo anno di A si era formato un gruppo molto unito, all’interno del quale non c’era nessuna che volesse primeggiare sulle altre. Tutte ragazze molto umili che si aiutavano tantissimo in campo, ma il valore tecnico era sicuramente inferiore rispetto a oggi. Quest anno siamo tatticamente e tecnicamente più forti degli anni passati e si è creata una vera identità di squadra. Ne siamo più consapevoli, la squadra ha più personalità. Da questo punto di vista l’arrivo di due giocatrici dalla grande esperienza di Penelope e Viviana, abituate a giocare nelle squadre di vertice ci ha aiutato molto. Senza dimenticare le altre arrivate, molto giovani, ma di indubbio valore e con un margine di crescita ancora elevato. Cosa pensi del campionato del Mozzanica fino ad oggi? Positivo sicuramente, ma avremmo anche potuto fare di più. Mi vengono in mente i punti persi in partite come col Valpolicella o a Roma e Firenze. Senza quei risultati negativi avremmo potuto anche star sopra al Verona. Inoltre siamo state in grado di mettere in difficoltà anche le tre grandi del campionato ogni volta che le abbiamo affrontate, ma anche lì sono mancati i punti. Dobbiamo crescere dal punto di vista della gestione del risultato contro queste squadre che non ti perdonano niente. Con Torres, Tavagnacco e Brescia non puoi permetterti di sbagliare. Sono cose che acquisisci solo con l’esperienza e sarebbe importante da queste squadre imparare ad avere un po’ di malizia in più in campo.
Lavoro in uno studio di commercialista a Milano. Un lavoro che mi occupa tantissimo, specialmente sotto il periodo delle dichiarazioni dei redditi. Nonostante i sacrifici però, il lavoro non mi ha tolto spazio al calcio e le colleghe sono molto carine, mi sostengono sempre. E oltre al lavoro e al calcio c’è spazio per qualche altra distrazione? A dire il vero non è che mi rimanga molto tempo. Mi piace leggere, specialmente le biografie degli sportivi. Ho letto è quella di Javier Zanetti e devo dire che è stata illuminante sotto certi aspetti. Adoro la musica, soprattutto quella italiana oppure i pianisti classici come Yiruma, che ascolto sempre prima della partita e mi aiuta a distendere i nervi. Mi piace anche andare al cinema, tra i miei generi preferiti ci sono i thriller e le commedie francesi. La costanza di rendimento è uno dei tuoi marchi di fabbrica. Qual è il segreto di Silvia Piva? La passione prima di tutto. Inoltre quest anno ho avuto un grosso aiuto anche da un medico nutrizionista che mi ha preparato un piano nutrizionale da seguire e grazie al quale ho riscontrato molti benefici. I dettagli sono molto importanti per ottenere buoni risultati. Cose che la maggior parte della gente neppure considera. Dietro alla prestazione del sabato c’è tutta una settimana di preparazione e di questo lavoro fa parte anche un’alimentazione regolata e arrivare riposati alla gara. La mia passione non mi fa pesare questi sacrifici, se un domani dovessero pesarmi vorrà dire che sarà arrivato il momento di appendere le scarpe al chiodo. Momento che noi ci auguriamo arrivi tra tanti, tanti anni. Lunga vita a Sua Maestà, l’Imperatrice Sissi! |
Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 19 Febbraio 2014 22:14 ) |