A tu per tu con SANDY IANNELLA
Scritto da Rudy    Lunedì 10 Novembre 2014 14:47    PDF Stampa E-mail

Sandy Iannella 3SANDY IANNELLA

Nome: Sandy Iannella

Soprannome: “Gatling”

Ruolo: Mitragliatrice devastante.

Hobby: Radere al suolo.

Nel 1861 il progettista americano Richard Jordan Gatling inventò un’arma capace di mutare la storia delle guerre che seguirono. La Gatling Gun fu uno dei primi prototipi di mitragliatrice. L’arma venne impiegata nella guerra di secessione americana dalle armate dell’Unione, con effetti devastanti sul campo in ogni battaglia nella quale fu utilizzata. Per la prima volta un uomo solo poteva abbattere molti più nemici con estrema facilità. Nell’estate 2014, lo stato maggiore di Mozzanica decide di imitare il presidente americano Abraham Lincoln, dotando il suo comandante in campo Nazzarena Grilli della Gatling Gun. Ma di Gatling in Italia ce n’è una sola e bisogna andare a prenderla in Sardegna, dove ha già dato prova della sua potenza. L’accordo viene raggiunto e sul campo di Via Aldo Moro, assieme alle altre bocche da fuoco, fa il suo esordio la nuova arma a disposizione delle biancocelesti: Sandy Iannella è la mitragliatrice Gatling del nostro campionato e da quest anno veste la maglia del Mozzanica.

Dopo tanti anni sull’Isola, ritorni nel Continente. Un passaggio non certo da poco. Che impressione ti hanno fatto le tue nuove compagne e la nuova mister?

Molto positiva e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa. Le nostre compagne hanno fatto sì che noi nuove ci sentissimo da subito parte del gruppo. Io non ho mai avuto prima Nazzarena Grilli come allenatrice, ma Daniela Stracchi me ne ha parlato bene molte volte, paragonandola al nostro vecchio mister Tore Arca. In pratica senza conoscerla me ne sono “innamorata” subito. Mi piacciono gli allenatori molto passionali, che “sentono” la gara. Entrambi caratteri forti e per le donne servono questi allenatori, che ti sanno spronare sempre,Sandy Iannella 5 perché altrimenti noi donne ti mangiamo il capo.

Il primo prototipo di Gatling italiana esplode in Sardegna, ma vede la luce in terra livornese. Quando è nata la calciatrice Sandy Iannella?

Ho iniziato all’età di sei anni. Mi sono sempre sentita nata per fare la calciatrice e questo la prima a notarlo fu mia nonna che un giorno mi portò a provare in una squadra di bambini. Con i maschietti del Livorno Nord-Pontino ho fatto tutta l’infanzia calcistica fino ai 12 anni. La mia prima squadra di femminile fu invece il Rovezzano, una società fiorentina. Avevo solo 13 anni e viaggiare da Livorno a Firenze era un bel problema, ma il presidente prese con me anche due allenatori della mia ex squadra e così potevo fare il tragitto con loro. Lì sono restata un anno e poi sono passata al Lucca prima e poi al Livorno. A Livorno mi fecero esordire presto in prima squadra e così venivo schierata il sabato con l’under 16 e la domenica con la prima.

Presto hai iniziato con le grandi e presto è arrivata anche la maglia azzurra, dico bene?

Sì, in quel periodo ho avuto anche la soddisfazione delle prime convocazioni con la nazionale Under 19 allenata dalla Bavagnoli e nel 2006 l’esordio con la maggiore. Mister Ghedin mi fece giocare con la Germania, in casa loro. Era solo un’amichevole, ma che alle tedesche serviva come preparazione ai mondiali e la disputammo in uno stadio colmo, davanti a 35000 persone.

Nella stagione 2006-’07 arriva il passaggio alla Torres. Come avvenne lo “sbarco in Sardegna” e come la presero i tuoi?

In pratica avvenne che in nazionale conobbi Domenichetti e Conti che giocavano alla Torres. Furono loro il tramite, ma i dirigenti sardi mi chiesero di decidere nell’arco di una settimana. Sono figlia unica e quindi puoi ben capire quanto fu difficile prendere quella decisione. I miei genitori però mi appoggiarono in tutto. Mia madre con le lacrime agli occhi mi disse: “vai che il treno passa una volta sola”. Sono stati otto anni di grandi sacrifici, ma anche di grandi soddisfazioni.

Sandy IannellaGrandi sacrifici che però hanno consacrato Sandy Iannella come una delle giocatrici italiane di maggior talento, sei d’accordo?

Ma… questo non te lo so dire. Ricordo però le parole di Mister Arca che mi diceva: “non hai abbastanza stima di te stessa per esprimerti al massimo delle tue potenzialità, devi credere di più in te.” Sì, credo che avesse ragione in fondo. Ma io di carattere non sono una che ama stare sotto i riflettori, cedo volentieri ad altre questo compito. Preferisco giocare più per il collettivo che mettermi in mostra, anche se mi rendo conto che davvero potrei dare di più.

Volente o nolente però quest anno sei chiamata a stare sotto i riflettori, non credi?

Forse, ma scegliendo Mozzanica ho preso la decisione di cambiare non solo pagina per quanto riguarda il calcio, ma tutto il libro. Quello appena scorso per me è stato un anno difficile e avevo assolutamente voglia di rimettermi in gioco al 100%. Sono stata contenta di venire qua perché avevo bisogno di ritrovare serenità ed è stata la prima cosa che questa società mi ha dato. Voglio far tanto e dare il meglio di me per il Mozzanica perché se lo meritano.

Se dovessi scegliere il momento migliore della tua carriera fino ad oggi quale sarebbe?

Direi il primo scudetto con la Torres. Venivamo da anni dove arrivavamo sempre dietro al Bardolino che dominava i campionati, prendendo anche batoste su batoste. Quell’anno invece ci fu la svolta, vincemmo lo scontro diretto in casa loro a Calmasino 4-1. Arrivammo lì convinte di potercela fare e giocammo su un campo bianco dalla neve che era scesa e che non avevano spalato. Chissà, forse speravano di rinviare la gara. Ricordo perfettamente quella partita dalla quale è iniziato il nostro ciclo. A tre giornate dalla fine festeggiammo la vittoria dello scudetto e fu una gioia immensa per tutte noi.

E il momento peggiore invece?Orob-Mozz Coppa Sandy

Lo scorso campionato. E’ stata una grande delusione perdere lo scudetto all’ultima giornata e la finale di Coppa Italia, ma soprattutto per me personalmente è stato un brutto anno nel quale ho vissuto male proprio il calcio in se stesso. Per me il calcio è tutto, divertimento, passione, gioia, lo sfogo. Invece era diventato qualcosa di opprimente. Mi era diventato pesante il solo fatto di dover andare al campo. I problemi economici della società hanno influito tanto, ma non solo. Con Manuela Tesse il rapporto non fu dei migliori e i mali dello stato d’animo finivano per coinvolgere anche il fisico. Non a caso ho avuto tanti piccoli infortuni e non riuscivo mai a entrare nella forma migliore.

La Champions League ha evidenziato ancora una volta la grande differenza tra la nostra piccola Italia e le grandi potenze europee. Come si può colmare questo divario?

E’ molto difficile. Loro sono seguite da tutte le televisioni, hanno sponsor, le migliori attrezzature e budget importanti, sono professioniste al 100%, possono dedicarsi solo a quello. Noi no. Molte di noi lavorano, arrivano al campo magari dopo una giornata pesante di lavoro, si alzano presto la mattina. Se non si coinvolgono effettivamente le squadre maschili non credo sia possibile arrivare a quei livelli. Non dico avere tutto quello che hanno gli uomini, ma poter disporre almeno di una parte delle loro strutture, dei loro sponsor, già questo porterebbe molta più visibilità. E poi andrebbe riorganizzato il campionato sul modello degli altri campionati europei, con una serie A cioè con poche squadre.

Cosa ti appassiona di più oltre al calcio?

Sandy-TavagnaccoAmo il mare. Amo stare all’aria aperta davanti al mare, anche d’inverno. Mi piace ascoltare la musica e a volte abbandonarmi sola con me stessa. E’ la cosa che più mi rilassa. Mi piace seguire anche gli altri sport e poi adoro disegnare, una passione che ho ereditato dal babbo. Non sono certo una pittrice, ma quando mi si gonfia la vena artistica mi metto anche d’impegno.

Un’artista quindi fuori e dentro il campo, lo dimostrano i tuoi lampi di genio, colpi di pura arte.

Una pazza vuoi dire (ridendo). Diciamo che anche in campo, quando riesco a giocare con tranquillità, mi vengono anche le cose più difficili.

Che obbiettivi ti sei data per questa stagione?

Col Mozzanica giochiamo per tutti gli obbiettivi. C’è lo Scudetto, la qualificazione Champions e la Coppa Italia. Almeno uno di questi vorrei portarlo a casa quest anno. Siamo una squadra giovane, molto forte e con tante qualità. Possiamo giocarcela davvero anche per il primo posto, io ci credo fortemente.

E noi con te possiamo crederci, specialmente adesso che nell’arsenale biancoceleste c’è una Gatling Gun da schierare in prima linea: Sandy Iannella.

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Ultimo aggiornamento ( Lunedì 10 Novembre 2014 17:05 )
 

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